giovedì 10 dicembre 2009

Perchè la sfortuna non esiste

Lunedì 7 dicembre 2009.
La mattina, nel tentativo di mettere le piante di mia mamma (che odio con tutta me stessa) nella serra e dopo aver borbottato per una decina di minuti "spero che cadano tutte", ho rotto due vasi. E sono stata allontanata dal luogo del delitto.
Ho passato una buona ora a mettermi a posto i capelli, poi la pioggerellina nebulosa ha deciso di rovinare tutto il mio lavoro. Senza contare che ho un fidanzato incapace di tenere l'ombrello.
Ho messo su i tacchi, nonostante dovessi camminare per ore alla ricerca dei regali di Natale e ho zompettato ripetutamente nelle pozzanghere. Alla fine avevo i piedi bagnati e che mi gridavano pietà.
Siamo andati nella gioielleria per cambiare la pila all'orologio (che erano svariati mesi che aspettava), ci hanno detto che dovevamo andare in un altro posto, altra strada da fare a piedi sotto la pioggia. E uscendo un bel bottone argentato del mio cappotto ha preso il volo. L'ho recuperato e borbottato.
Siamo andati dal secondo orologiaio, che nel mettere a posto la pila, ha fatto partir via il 2 (del 12). Così gli ho dovuto lasciar l'orologio lì.
Mentre tornavamo alla macchina, con i capelli smosciati e i piedi doloranti e bagnati, un altro bottone, inspigabilmente, si è immolato. 2 su 3 è un buon numero.
A cena mi sono rovesciata l'acqua sui jeans mentre bevevo. Una delle mie capacità migliori.
Nel ritorno a casa abbiamo litigato, pernonmiricordocosa.
Ah, sì. E ho comprato 2 dei mille regali che devo fare.

Il fatto che io sia tornata a casa viva e vegeta dimostra che tutto sommato la sfortuna non esiste.

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