lunedì 30 giugno 2008

Diritto pubblico

Esame giovedì 26, ore 10, aula C.
Alle 9 entro in aula, ripetendomi che tanto "ho ancora un'ora per ripassare", anche perchè da uno a 10 so 5. E mezzo al massimo.
"Frequentante o non frequentante?!" Io con la calma di chi ha ancora tempo "non frequentante".
"Bene allora iniziamo!"

Un assistente brutto, lampadato e profondamente stempiato. Naturalmente in giacca e cravatta. Parte con una domanda, inizio a rispondere, mi blocca. Parla per un po', poi continuo. Intanto arriva un omino con in mano un telecomandino bianco, che dialoga bellamente con il lampadato. C'è il climatizzatore (forse l'unica aula a scienze politiche che ce l'ha), ma siccome hanno perso il telecomando non riescono a farlo andare. Alla notizia l'assistente sclera. Inizia a sudare ancora di più. Altra domanda, altra corsa.
Poi annuncia che l'ultima domanda "gliela farà la professoressa", aggiunge "intanto vada a sedersi". Tiene lì il mio libretto e si guarda attorno con aria furtiva, prende un foglietto e scrive. Scrive il voto con cui mi presenterò davanti alla strega, coprendo il foglio, non si sa mai che qualcuno volesse copiare.

Sono le 9:35, mi tocca aspettare almeno le 10, perchè la prof spacca il secondo. Arriva ed è già al suo livello massimo di sopportazione, "perchè fa caldo, perchè siete in 80, perchè stasera si andrà avanti fino alle 8". Intanto che fa tutto quello che deve fare arrivano le 10:15. A quel punto inizia a interrogare, ma per puro caso prende un libretto che non è il mio e l'altro lo passa ad un'altra assistente.

Questa mi chiama, mi fa fare una domanda da un assistente attempato e finito l'esame.
Alle 10:30 invio un messaggino a Riccardo, che intanto stava facendo finta di fare un esame (:P) "mi ha dato 18, l'ho rifiutato".
Alle 11:20, finito il suo esame, affranto per il mio parte da Milano per passarmi a prendere a Pavia. Arriva alle 13 e gli sventolo il mio bel libretto sotto il naso.

28, accettato, sottoscritto e verbalizzato. Insomma, siamo a - 1.

giovedì 12 giugno 2008

Attimi

Non è giusto. Non è giusto sentirsi feriti in questo modo, sapere già che non basteranno tutte le scuse di questo mondo per farti star meglio.
E' comodo chiedere scusa e pensare di riparare tutto con un "mi dispiace". Non tutto. Sono buona, in fondo e con una scusa se la cavano un po' tutti. Io perdono sempre, ma non si può dimenticare tutto.

Ci sono ferite che lasciano cicatrici indelebili, che al primo piccolo urto si riaprono e fanno più male della prima volta. E adesso ho il cuore stritolato in una morsa, tanto da non riuscire a fare altro che pensarci. E scrivere.
Perchè sono grande e potrei difendermi in ogni modo. Potrei, per orgoglio, per carattere, per quello che volete.
Non lo farò. Avrei tante parole da dire, ma non sono io a dover parlare. Non questa volta. Aspetterò le scuse, i chiarimenti e tutto il resto. Lo farò per me stavolta. Per vedere se in fondo c'è ancora una lucina, qualcosa che non merita di essere lasciato spento.

Perchè tutto questo? Perchè una bugia è il peggiore dei tradimenti. Perchè errare umano e perseverare è diabolico, ma dicono che perdonare sia divino. Dicono.